Due anni or sono.

Rileggo queste righe, scritte di getto all’inizio della pandemia, che non ho mai pubblicato. Era il 13 marzo 2020. Alla fine penso che sia un peccato lasciarle qui, tra le bozze. …. Giorno 6. Ancora reclusi tra le 4 mura, un pavimento e un tetto. La convivenza stretta è dura, soprattutto perché non siamo abituati. Siamo sempre fuori casa, tra lavoro e commissioni che non ci ricordavamo cosa vuole dire condividere 40 metri quadrati in 6 anime. Punto uno. Il bagno è sempre occupato. Quindi se scappa bisogna attendere il proprio turno. La sera per la doccia bisogna prenotarsi. Mi capita diverse volte durante l’arco della giornata di spaventarmi perché mi giro in corridoio e trovo alle mie spalle mio… Continua a leggere…Due anni or sono.

Il cielo non era più sereno

    Quella mattina partii da casa come se dovessi andare in vacanza un mese. Io e Mattia, la macchina piena di valigie, ero stata chiamata per un ricovero per definire la mia situazione. Non si sapeva quanti giorni sarei dovuta stare in quel reparto, ma mi era stato concesso di portare Mattia con me. Cominciai con una bella rachicentesi, uno di quegli esami da tortura cinese disumana. Spiegazione molto chiara del neurologo: ti sdrai di lato, posizione fetale, stai immobile, ti farò un iniezione nella zona lombare, dovrò arrivare in centro alla colonna vertebrale e tirerò fuori il liquido che sta al suo interno. Ero terrorizzata, vedevo passare alle mie spalle aghi grossi come il tubo di scarico della… Continua a leggere…Il cielo non era più sereno